Caselle Lurani, 08 maggio 2008
Caro Giuseppe,
scusandomi con te e con gli amici del partito per il ritardo con il quale faccio pervenire questa lettera e non avendo potuto partecipare all’ultima riunione del Coordinamento provinciale per impegni personali, consentimi brevemente alcune riflessioni che desidero porre all’attenzione della segreteria; riflessioni che nascono, prendendo spunto da quanto emerso in sede di riunione del nostro Circolo di Caselle Lurani, a commento dei risultati elettorali di carattere nazionale, ai quali peraltro si sono aggiunti quelli alquanto inaspettati delle amministrative romane.
Appare oggi più che mai necessaria una forte sollecitazione delle classi dirigenti del neonato Partito Democratico ad un forte cambiamento nella gestione interna dei processi decisionali, i quali, a fronte anche di quanto espresso dai cittadini in sede di votazione, dovranno necessariamente affrancarsi da un persistente e deleterio spirito “centralista”, pena altre e non permettibili delusioni elettorali.
Sembrerà forse superfluo evidenziarlo ma dobbiamo riconoscere che il largo consenso conferito alla Lega, in questi termini appare significativo. Esso non manifesta soltanto un forte desiderio di sicurezza, riflesso in un semplice voto di protesta; esso incorpora altresì una forte componente ideologica che trasversalmente alle due aree, di centro-destra e di centro-sinistra, evidenzia in parte una voglia di autoconservazione e una paura verso il “mutamento” sociale, ma dall’altra rileva innegabilmente un forte desiderio di autonomia nei processi decisionali da parte dei territori, richiesta che non trova la ragionevole corrispondenza ed il giusto spazio nelle strutture dei grandi partiti, fra i quali purtroppo anche il nostro.
Mi preme sviluppare qualche riflessione su quest’ultimo punto.
E’ innegabile che negli ultimi anni si sia assistito ad un generale processo di decentramento e di devoluzione di funzioni amministrative, dal Governo centrale ai Governi periferici. Tutto ciò, allora come Margherita e come D.S. ci ha visto protagonisti. Non dimentichiamo che fu l’allora Ministro della Funzione Pubblica, il prof. Franco Bassanini, esponente del centro-sinistra ad attuare tali riforme. E’ altrettanto innegabile che fu con legge n. 3/2001, nella penultima legislatura di centro-sinistra che fu costituzionalizzato il principio di sussidiarietà, per il quale competenze e decisioni debbono essere esercitate ed assunte il più possibile vicino ai cittadini, salvo esplicite ragioni di adeguatezza. Tutto ciò fu previsto e da noi condiviso, proprio per garantire un maggiore protagonismo dei territori nelle scelte amministrative fondamentali. Peccato però che l’intero processo non sia stato debitamente accompagnato da un progressivo “federalismo politico” in grado di coinvolgere i partiti radicati negli stessi territori e spronarli all’elaborazione di strategie politiche, da concertare con i livelli di partito superiori e che proprio perché ispirate a livello locale, fossero il frutto della conoscenza del proprio territorio e della consapevolezza dei suoi reali bisogni; scelte “calate” dall’alto, assunte in modo centralistico, hanno invece prodotto il risultato di allontanare buona parte dei cittadini dagli stessi partiti, ritenuti troppo distanti dalle loro concrete esigenze. Seppur con la magra consolazione di esprimere lieve soddisfazione per l’accettabile consenso elettorale conferito ad un partito che per la prima volta si e’ presentato dinnanzi agli elettori, e’ plausibile ritenere che tale questione non possa non essere portata in discussione sui tavoli adeguati.
Diventa sempre più rilevante accelerare il processo federalista del nostro partito, a maggior ragione perché nuovo e riformista. Non e’ sufficiente parlare ai cittadini nei nostri piccoli paesi e dialogare con essi, come qualcuno in modo semplicistico ritiene, ma bisogna dimostrare loro che la politica e’ in grado di sapere e soprattutto di poter decidere con loro e per loro. In questa direzione potremo per di più gradualmente recuperare la possibilità di ripresentare il nostro simbolo, anche nei momenti elettorali delle piccole municipalità, senza aggrovigliarci in liste civiche spesso ingessate dalla loro composita eterogeneità.
Siamo consapevoli che un tale cambiamento culturale non e’ compito agevole ma tuttavia dobbiamo porci obiettivi sfidanti se vogliamo costruire un progetto che sia proprio culturalmente valido.
Partendo da qui, si tratta di avviare un serio processo di strutturazione e radicamento del partito a livello locale, ove nell’ambito di un indirizzo generale definito a livello nazionale, si possa tra l’altro pervenire ad autonome decisioni riguardo le candidature al Parlamento nazionale, si possano decidere autonomamente le proprie strategie, comprese le alleanze elettorali per amministrative e regionali.
Appare utopistica e priva di fondamento l’idea di un partito federale strutturato sulla base di alleanze variabili, discrezionalmente decise nei territori, proprio perché ritenute magari più adeguate agli interessi locali? Non abbiamo forse detto di voler costruire un partito di idee e non di ideologie? Non e’ forse la condivisione di idee che può costituire una base di partenza per la costruzione di quella sintesi politica, divenuta il nodo centrale dell’azione del PD?
Così facendo forse sarà possibile conseguire due obiettivi fondamentali:
· Accompagnare politicamente e culturalmente il completamento di una seria e ben costruita riforma in senso federale dello Stato, sottraendo in tal modo al centro-destra e soprattutto alla Lega, il protagonismo su di una questione che se spogliata da fuorviante propaganda e da un’ideologia interessata, risulta assai rilevante per l’interesse generale del paese.
· Riavvicinare il nostro partito al territorio in modo tale che sulla base di una “leale collaborazione” tra i suoi differenti livelli, sia proprio la sua dirigenza locale ad elaborare ed a concertare decisioni i cui effetti ricadono all’interno del territorio stesso, evitando così inopportune conflittualità tra partito locale e partito nazionale su questioni e temi estremamente importanti (vedi la recente vicenda della Centrale di Bertonico).
Non potrà forse essere una semplice e magari poco accurata riflessione di qualche iscritto a risvegliare le coscienze di qualche nostro dirigente nazionale, ma il tema e’ centrale e all’interno di un partito che si definisce “democratico”, anche un piccolo Circolo, qual’e’ il nostro, ritiene che se vogliamo ambire a qualcosa di grande e forte, la questione dovrà essere necessariamente considerata e approfondita.
Con amicizia,
Davide Vighi
Portavoce PD
Circolo di Caselle Lurani