IL CIRCOLO DI CASELLE LANDI

Il Circolo del PD di Caselle Landi nasce da quella che era la sezione dei DS di Caselle Landi, quest'ultima intitolata ad Antonio Gramsci è stata fondata nel 1975 da un gruppo di compagni precedentemente iscritti alla sezione di Codogno, il primo segretario Contardi Giuseppe poteva contare su circa 20 iscritti che si sono resi immediatamente disponibili per organizzare la prima Festa dell'Unità. Se consideriamo il contesto storico e culturale di Caselle Landi dove attualmente il centro destra raccoglie percentuali di consenso attorno al 70% possiamo renderci conto delle difficoltà incontrate nel coinvolgere le persone nella vita politica, nonostante questo nel 1980 una coalizione di centro-sinistra per la prima volta nel dopo guerra ha vinto le amministrative governando per 5 anni la nostra comunità, lasciando un segno positivo che ancora oggi la fa ricordare come una delle migliori amministrazioni del dopo guerra. Vicende più personali che politiche non hanno più permesso di ripetere questo tipo di esperienza escludendoci per 10 anni dalla vita amministrativa del paese, dal 1995 siamo ancora presenti in amministrazione con un gruppo consigliare di opposizione che si riconosce nel centro sinistra.Dal 1990 per ragioni legate al rispetto delle nuove normative in materia di impiantistica e per un calo delle persone disponibili non è stato più possibile organizzare la tradizionale Festa dell'Unità, comunque tra alti e bassi la sezione di Caselle Landi è sempre stata attiva apportando il proprio contributo alla vita sociale e politica del paese; ad oggi nella bassa lodigiana la nostra sezione rimane con quella di Maleo l'unica unità di base attiva. I tempi cambiano e certe dinamiche sociali e politiche sono da ritenetsi non al passo con i tempi, la maggior parte degli iscritti hanno deciso di confluire nel Partito Democratico facendosi comunque portatori di quei valori che hanno caratterizzato la vita politica italiana e che riteniamo siano alla base di una società equa e a misura d'uomo.

sabato 18 ottobre 2008

IL RITORNO DEL NUCLEARE IN ITALIA

E' cronaca di questi giorni la questione legata al ritorno del nucleare in Italia e nello specifico un nuovo impianto nel comune di Caorso.
Noi abitanti della bassa abbiamo vissuto in prima persona l’incubo di “Arturo”, dalle finestre delle nostre case si poteva scorgere la cupola inquietante del reattore, consideravamo questa un’esperienza ormai chiusa e le nostre preoccupazioni erano concentrate solo sugli indennizzi che giustamente riteniamo dovuti alle comunità lodigiane per l’irraggiamento subito, e invece no!
Ci preme innanzitutto fare un’analisi oggettiva del territorio in cui l’impianto potrebbe sorgere (stando alle dichiarazioni del leader della Lega di utilizzare i vecchi siti), si tratta di una pianura fra le più fertili al mondo, ricca di acqua, di biodiversità e densamente popolata, insomma una porzione importante della cosiddetta Padania, in cui negli anni si stanno moltiplicando gli sforzi a tutti i livelli per valorizzarne e tutelarne le specificità tra cui le eccellenze nel campo della filiera agroalimentare riconosciute in tutto il mondo.

Cosa mai ne sarebbe di tutto questo nella malaugurata ipotesi di una fuga di materiale radioattivo ? Quali sarebbero le ripercussioni sulla nostra realtà produttiva e sociale ?
Quale territorio lasceremmo ai nostri figli e ai nostri nipoti ?

Qualcuno può obbiettare che si tratta di luoghi comuni e che i sistemi di sicurezza odierni hanno raggiunto livelli di affidabilità tali da scongiurare tali evenienze, eppure anche negli ultimi mesi diversi incidenti ad impianti nucleari giudicati affidabili hanno riversato nell’ambiente sostanze radioattive seppure in quantità limitate (per quanto c’è consentito sapere).

E’ un dato di fatto che negli ultimi anni dopo il boom degli anni settanta la costruzione di nuove centrali ha subito un drastico calo, ci chiediamo il perché di questo fenomeno e inoltre, da quello che si apprende dalla stampa l’unico impianto in costruzione di nuova generazione sta drenando risorse impensabili e creando problemi tecnici di non facile soluzione, e poi siamo proprio sicuri che l'energia nucleare sia economicamente vantaggiosa ?

Ci piacerebbe sapere quanto costerà un KW di energia che potrebbe venire prodotta in una nuova centrale a Caorso considerando i costi di costruzione, di funzionamento e di smaltimento.

Alla luce di questi ragionamenti siamo convinti che il Consigliere Regionale Gianfranco Concordati abbia fatto bene a sollevare la questione in Regione e a nostra volta intendiamo chiedere all'Onorevole Gibelli che ricopre un importante incarico a livello governativo di esprimersi con chiarezza sulla possibilità di riaprire Caorso, crediamo che non ci sia bisogno che vengano stabiliti criteri oggettivi per la scelta dei siti, riteniamo invece che con il buon senso e l'attaccamento alla nostro territorio che di ferite ne ha già subite fin troppe si possano prendere posizioni chiare. Del resto la Lega lodigiana di cui l'Onorevole Gibelli è un autorevole esponente si è sempre schierata a volte anche in modo strumentale a difesa del territorio, come mai sulla questione del nucleare a Caorso ha deciso di non proferir parola?
Serve un'azione coordinata di tutte le parti politiche, economiche e sociali affinché si possa scongiurare la sciagurata ipotesi di riavere una angosciosa presenza fuori dai cortili delle nostre case.



PD Caselle Landi

martedì 14 ottobre 2008

CENTRALE E' NECESSARIO UN CONFRONTO

Lettera a "Il Cittadino" di Alessandro Manfredi


Gentile Direttore,
sono rimasto francamente allibito leggendo, su Il Cittadino del 13 ottobre, l'intervento della Presidente della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale della Lombardia dal titolo “Centrali, è necessario un confronto” e mi sono domandato se la Presidente è esponente della stessa maggioranza che in Regione sostiene la Giunta, un organismo che, non più tardi dello scorso anno, sulle colonne del suo stesso giornale, per bocca della sua Vicepresidente, era venuta a spiegarci che non si poteva tornare indietro rispetto alla decisione assunta con il Piano Energetico Regionale, che prevedeva la realizzazione di una nuova centrale nel nostro territorio, perchè si trattava di una esigenza vitale della Lombardia. Faccio riferimento all'intervento di Margherita Peroni perchè, devo dirlo francamente, quando qualche giorno fa ho letto la dichiarazione di Roberto Formigoni in merito al fatto che: “la situazione della Regione Lombardia sembra tale da non richiedere la costruzione di nuove centrali per la produzione di energia elettrica” l'ho considerata una vera e propria presa in giro per il territorio della nostra Provincia (da noi si dice chiudere la porta quando i buoi sono oramai scappati) e mi sono chiesto a quale livello di arroganza può essere arrivato questo uomo per fare una affermazione del genere dopo che per anni ha rifiutato sistematicamente l'apertura di un confronto su un tema che, da tutte le forze politiche del nostro territorio, è stato considerato vitale, prima di tutto per i riflessi sull'ambiente e le condizioni di salute dei suoi abitanti. Almeno, ci spiegasse cosa è cambiato delle ragioni di quel piano energetico che, lo ricordo, si era esercitato a distinguere il territorio regionale in tre fasce, quella montana, quella metropolitana e quella di pianura a seconda della maggiore o minore capacità di insediamento di queste strutture, invece di limitarsi ad una laconica dichiarazione buttata li, aspettandosi, casomai, anche degli applausi.
Ora la Presidente della Commissione Consiliare esprime la convinzione che sia necessario “l'avvio di un confronto serio che consenta di migliorare l'utilizzo delle centrali in funzione”: ben venga questa disponibilità anche se per noi del tutto insufficiente a questo punto. Più utile un atteggiamento di questo genere può essere per capire il ruolo che la Regione Lombardia, motore dell'Europa, intende giocare in merito alle nuove scelte che si stanno prefigurando a livello nazionale, con il recupero del nucleare che, così come si sta compiendo, può essere foriera di nuovi guasti per il nostro territorio, e non solo. Domando al Presidente della Giunta Regionale ed al Presidente della Commissione: che ruolo intende svolgere la Regione Lombardia in merito al fatto che, viene continuamente riportato sulla stampa, il primo intervento sul terreno del nucleare sarebbe la riattivazione di Caorso, una centrale che non è di quinta generazione, in quanto ferma da molti anni, che si trova in Provincia di Piacenza, ma subito a ridosso del territorio della Lombardia (i Comuni limitrofi si chiamano Castelnuovo Bocca d'Adda, Caselle Landi, Meleti ecc.)?Oggi è questo il terreno su cui chi “accusa genericamente la Regione Lombardia di essere a favore di nuovi impianti” difficilmente può cambiare opinione, ma almeno gli può permettere di capire quanto la Lombardia pesi nei confronti del Governo nazionale.

Alessandro Manfredi
Partito Democratico della Provincia di Lodi

domenica 5 ottobre 2008

“Ripensare il lodigiano…” - Il fiume Po.


Il tratto del fiume Po che lambisce il territorio di San Rocco è parte significativa di un sistema fluviale regolato dallo sbarramento di Isola Serafini (a monte della foce del fiume Adda) e caratterizzato dalla confluenza del torrente Trebbia in sponda destra.
E’ ancora vivo in tutti il ricordo per la paura vissuta da questa Comunità in occasione delle esondazioni del fiume negli anni 1994 e 2000 ed è ben chiaro, purtroppo ancor oggi, quali siano gli elementi che esasperano tali situazioni, mai scongiurabili e già di per sé critiche.
La limitazione della sezione di scorrimento delle acque del fiume, sia in condizioni di calma che di piena, costituisce per il paese di San Rocco la più grave motivazione di quegli effetti drammatici.
Essa è determinata dai terrapieni di accesso ai ponti stradale e ferroviario, che collegano la sponda lombarda ed emiliana ed interessano trasversalmente gran parte della golena in sponda sinistra, oltreché dal continuo deposito di ghiaia e sabbia sul sedime dell’isolotto Maggi, trasportate a valle dalla forza dell’acqua; ciò al punto di determinare la trasformazione della sua morfologia fino ad annullare, complice l’opera dell’uomo, il ramo lombardo del fiume stesso.
Dette preoccupazioni, totalmente giustificate, sono state poste in evidenza con azioni ed atti che hanno visto interpreti Amministratori e Cittadini di questo Comune già dal 1996, purtroppo con risultati, e non certo per loro responsabilità, di scarso rilievo.
Per contro risulta evidente a tutti quale sia il valore ambientale di quell’area inclusa nell’alveo inciso del fiume che, insieme ad altre zone umide della golena - residui della mutazione idrografica ed orografica dell’area fluviale, rappresenta parte significativa del patrimonio ambientale della bassa lodigiana.
Da oltre un decennio, e con diversi interpreti delle Amministrazioni che si sono succedute dal ‘96, sono state infatti intraprese più iniziative per tutelare queste zone, per salvaguardare e valorizzare il paesaggio fluviale, il loro ecosistema.
L’energia espressa da una piccola realtà come San Rocco su due chiare posizioni, per nulla in antitesi, trova riscontro in quanto auspicato e progettato dai Consiglieri Concordati e Canova nelle rispettive Amministrazioni, ed alimenta e sostiene i loro presupposti per affrontare tali questioni nell’ambito di piani di intervento territoriali di larga scala.
Indispensabile, quindi, muovere passi determinati per un futuro stabile, per l’istituzione di aree protette e, perché no, di un Parco fluviale, comunque nell’ottica di progetti condivisi e proiettati verso una condizione che non infici l’auspicato equilibrio tra esigenze di sicurezza e questioni ambientali, e senza tralasciare le problematiche relative alla trasformazione della destinazione primaria delle aree agricole in considerazione.

Partito Democratico

Circolo di S. Rocco al P. (LO)

Caorso, il nucleare torna a fare paura - Il consigliere Pd Concordati intanto chiama in causa la Regione

L’incubo del nucleare torna ad agitare i sonni dei lodigiani. Perché quando si parla di nucleare, si pensa subito alla centrale di Caorso. E dal momento che l’argomento è tornato alla ribalta sulle pagine dei giornali e nell’agenda del governo, c’è chi ha deciso di mettere le mani avanti. Il consigliere regionale Gianfranco Concordati (Pd) ha presentato in questi giorni un’interpellanza per chiedere al Pirellone cosa intende fare: «Le recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio che ipotizzano la presentazione in primavera di un Piano energetico nazionale che contempli una forte ripresa della produzione di energia attraverso l’uso del nucleare - afferma Concordati -, e le dichiarazioni del presidente della regione Lombardia che, pur ribadendo l’autosufficienza regionale in materia, sembrano aprire ad una ipotesi nucleare, sono il chiaro segnale di una farraginosa programmazione energetica. Per quanto riguarda il nucleare - aggiunge poi Concordati -, non c’è dubbio che l’ipotesi avanzata da autorevoli esponenti del Governo, tra questi il leader del movimento Lega nord, di utilizzare i vecchi siti ci faccia ripiombare nella preoccupazione, perché Caorso è qui a due passi e i problemi che innescherebbe una nuova centrale si sommano a quelli, ancora non risolti, della gestione delle scorie di quella precedente».A Caorso sarebbe già tutto pronto per una centrale: studi sismici, acqua del Po per il raffreddamento delle barre d’uranio, convenzioni sulla protezione ambientale, rete di monitoraggio. Secondo gli esperti che fanno parte dell’Associazione italiana nucleare, però, le cose stanno così solo dal punto di vista teorico: un nuovo impianto avrebbe bisogno di un’altra richiesta di autorizzazione da presentare all’Autorità di controllo, il sito di Caorso è stato qualificato negli anni Settanta con altre regole. Al momento, spetta al Governo definire i nuovi criteri da adottare.Una partita che l’onorevole lodigiano Andrea Gibelli (Lega nord) considera molto importante, e che sta affrontando come presidente della commissione Attività produttive della Camera. «Fino a quando non saranno stabiliti criteri oggettivi di localizzazione - afferma Gibelli -, fino a quando non sarà stabilito un Piano energetico attraverso un confronto fra Stato e territori, nessuno può considerare un posto migliore di un altro». La strada è ancora lunga, il percorso per lo studio delle regole da adottare potrebbe concludersi entro il 2009. «Il tema dell’energia nucleare per uso civile - aggiunge Gibelli, che ha recentemente organizzato un seminario sulle nuove frontiere tecnologiche in ambito energetico - è oggi tra le priorità di governo e parlamento: occorre dare una risposta responsabile alla questione energetica e quella risposta non può che essere rappresentata dal nucleare». L’onorevole se la prende poi con Concordati: «Il processo alle intenzioni fa parte del gioco - aggiunge Gibelli -, Concordati è un maestro della mistificazione, probabilmente pensa di trarne vantaggio. Si ricordi che sul fronte della centrale di Bertonico è stato uno dei suoi ministri, Bersani, a risolvere la questione per legge, ora è inutile sbandierare carte e provvedimenti».

Greta Boni

fonte "Il Cittadino" del 3/10/2008