La Provincia torna all’attacco a fianco dei comuni lodigiani di Caselle Landi e Castelnuovo, rimasti a bocca asciutta nella richiesta di indennizzi agli enti locali che ospitano o sono vicini a un deposito di scorie nucleari. Nell’occhio del ciclone la centrale di Caorso (Pc), che in base al decreto legge su “disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in condizioni di massima sicurezza, di rifiuti radioattivi”, è stato individuato come deposito temporaneo di scorie. «La situazione è al limite del paradossale - commenta il presidente della Provincia, Lino Osvaldo Felissari -; l’abitato di Caselle Landi dista dalla centrale di Caorso solo 2,5 chilometri, distanza assai inferiore a quella esistente tra la centrale e l’abitato di Caorso. E anche Castelnuovo dista solo 4 chilometri. È comprensibile che la popolazione locale sia preoccupata dai risvolti che la vicenda sta assumendo e la Provincia non si tira indietro davanti alla richiesta di aiuto che arriva dai rappresenti eletti dal popolo: i criteri per la ripartizione dei fondi devono cambiare assecondando il principio di equità». In ballo ci sono circa 20 milioni di euro che saranno ripartiti non solo tra i comuni che ospitano gli impianti e i depositi di materiale radioattivo, ma anche tra quelle municipalità che a questi impianti e depositi sono confinanti, tutti piacentini. Il presidente ha quindi scritto ai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico e ai presidenti della commissioni parlamentari ambiente, territorio, industria, attività produttive (presieduta dal lodigiano Andrea Gibelli). «C’è allarme e disappunto tra le popolazioni interessate - conclude Felissari - ma credo che questo clima possa essere notevolmente stemperato, tenendo conto dell’esiguo numero di siti ospitanti centrali nucleari, individuando un criterio di ripartizione più equo». R. M.